I Libri della Settimana#1

Quei giorni a Bucarest
Bucarest, 1992. Nicu è uno studente della Facoltà di Giornalismo e collabora con la rivista Jurnal Universitar. In redazione arriva la notizia che un gruppo di studenti liceali vuol mettere in scena l’adattamento teatrale di Dichiarazione d’amore, un film di culto per i giovani romeni degli anni Ottanta, quando ancora il regime comunista, sotto la guida di Ceausescu, sembrava saldo. Appena Nicu entra nella palestra del liceo “Ion Neculce”, dove si stanno svolgendo le prove, è immediatamente colpito e affascinato dall’attore protagonista, il diciassettenne Gabriel. Figlio di un importante architetto e professore universitario, abituato, per la sua straordinaria bellezza, a sedurre chiunque, è a sua volta attratto da Nicu. Ma nella Romania di quegli anni l’amore tra due ragazzi non può avere vita facile.

Philadelphia
Andrew Beckett sta per diventare finalmente socio di un prestigioso studio legale di Philadelphia. Andrew è un avvocato di grande talento, ma è anche omosessuale e malato di Aids. Quando i titolari dello studio vengono a conoscenza della sua malattia lo licenziano con un’immotivata accusa di incompetenza. Offeso come professionista e umiliato come uomo, Andrew decide di dar battaglia in tribunale. Poichè la sua è una causa contro il pregiudizio, sceglie di farsi rappresentare da un collega di colore che di pregiudizi ha una dura e personale esperienza. Mentre le condizioni di Andrew peggiorano, il processo si trasforma in uno straziante e feroce dibattito sull’Aids

Un Uomo Solo
Già negli anni Trenta, quando scrisse “Addio a Berlino”, Christopher Isherwood sosteneva di voler trasformare il suo occhio di romanziere nell’obiettivo di una macchina fotografica. Ma per lungo tempo – attraverso libri molto diversi fra loro, e spesso segnati dai personaggi fittizi o reali che raccontavano l’intenzione rimase una di quelle fantasticherie stilistiche che spesso gli scrittori inseguono per tutta la vita senza realizzarle mai. E invece nel suo ultimo romanzo – questo – Isherwood trasforma una giornata nella vita di George, un professore inglese non più giovane che vive in California, in un’asciutta, e proprio per questo struggente, sequenza di scatti. Non è una giornata particolare per George: solo altre ventiquattr’ore senza Jim, il suo compagno morto in un incidente. Ventiquattr’ore fra il sospetto dei vicini, la consolante vicinanza di Charlotte, la rabbia contro i libri letti per una vita ma ormai inutili, e il desiderio di un corpo giovane appena intravisto ma che forse è già troppo tardi per toccare. Quanto basta per comporre un ritratto che non si può dimenticare, e che alla sua uscita sorprese tutti, suonando troppo vero per non essere scandaloso.

Martin Bauman
Leavitt ridà vita alla società culturale newyorkese degli anni Ottanta, alle sue mode letterarie (sono gli anni del minimalismo e dell’ondata di scrittori della nuova “generazione perduta”) e ai suoi costumi sessuali, raccontandoci, attraverso l’alter ego Martin Bauman, le difficoltà e le fortune dei suoi inizi, i travagli della sua vita affettiva e la complessità delle sue relazioni intellettuali, l’incontro fatidico con il “mitico” editor Stanley Flint, un uomo che con una sola parola può far decollare una carriera.